Tramandare l’impresa di padre in figlio o mettere alla guida manager adeguati alle sfide dell’azienda? Una domanda, questa, che mi viene posta di frequente.
Oggi il tema più ricorrente, infatti, non è la successione all’interno della famiglia. E’ invece l’avvicendamento al vertice dell’impresa. Nasce così la competizione tra figli e nipoti dell’imprenditore – che ormai vantano curricula di prim’ordine – e manager di comprovata esperienza. La strada che ritengo vincente è una struttura finanziaria idonea alla crescita e governance adeguata per farlo…
Tramandare l’impresa di padre in figlio o mettere alla guida manager adeguati alle sfide dell’azienda? Una domanda, questa, che mi viene posta di frequente.
Oggi il tema più ricorrente, infatti, non è la successione all’interno della famiglia. E’ invece l’avvicendamento al vertice dell’impresa. Nasce così la competizione tra figli e nipoti dell’imprenditore – che ormai vantano curricula di prim’ordine – e manager di comprovata esperienza. La strada che ritengo vincente è una struttura finanziaria idonea alla crescita e governance adeguata per farlo…
Massimo Zanetti, patron di MZB con una posizione rilevante nel panorama mondiale delle industrie del caffè, ha dichiarato in una recente intervista “Quando avrò novant’anni dirigerà il gruppo chi è più bravo, mio figlio o un manager”.
La famiglia Zanetti è alla guida di un gruppo da 1,4 miliardi di euro con operazioni distribuite in ogni continente. Il gruppo è il primo operatore totalmente privato nel settore della lavorazione e distribuzione del caffè.
Si sta affacciando ora alla quotazione in borsa con un progetto di medio-lungo termine: creare un grande gruppo italiano nel settore alimentare - non soltanto nel caffè - e fornire ai figli una prospettiva di stabilità del valore. “Se l’azienda è quotata, ognuno è sicuro di quello che ha” dice infatti Zanetti.
La quotazione in borsa è per Zanetti uno strumento per raggiungere due obiettivi, entrambi importantissimi.
Da un lato, intende crescere per acquisizioni nei mercati più dinamici.
Dall’altro, diventare più appetibile per manager di esperienza e con robusti risultati professionali alle spalle. Un’operazione questa che crea un forte stimolo e una potenziale competizione con i due figli, entrambi impegnati nel business di famiglia.
Quotare l’azienda, quindi, non è un progetto finanziario nel senso di realizzare il valore costruito in una vita di lavoro. Ma disporre della struttura finanziaria più adeguata per accompagnare il processo di crescita per acquisizioni e rafforzare la governance.
La crisi ha accorciato le distanze tra i mercati più dinamici e quelli che inseguono.
Oggi è determinante essere presenti nei paesi che si sviluppano, aprire presidi, modernizzare le produzioni, innovare prodotti e servizi, affilare le armi dell’organizzazione.
In questo momento i nostri migliori gruppi famigliari possono compiere il grande salto se sanno trasformarsi in multinazionali - più o meno tascabili - utilizzando sapientemente la finanza e il buon management.
Se i membri della famiglia sapranno cogliere la sfida, saranno loro a guidarne il rilancio.
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Segue le strategie di internazionalizzazione dei mostri clienti.
Fabrizio Fresca Fantoni -
L'internazionalizzazione della nostra impresa segue i progetti internazionali dei nostri clienti.
Andrea Ferri -
Funzionale alla crescita delle competenze e della professionalità del management aziendale.
Carlo Martelli
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La quotazione in borsa implica trasparenza gestionale e, di conseguenza, miglioramento della governance che deve, prima di tutto, salvaguardare gli interessi dell'Azienda a creare valore e posti di lavoro.
Fabrizio Fresca Fantoni -
Qualità e robustezza della governance sono senza dubbio due obiettivi strategici primari della quotazione in borsa, prima ancora dell'assetto finanziario.
Andrea Ferri -
La quotazione in borsa assume un ruolo chiave per rafforzare la qualità della corporate governance delle aziende italiane. Come noto, il sistema imprenditoriale italiano è caratterizzato da un assetto proprietario concentrato, con la presenza di un azionista “forte”, anche attraverso patti parasociali di stabilizzazione dell’azionariato (circa il 58% delle imprese italiane sopra i 50 milioni di Euro di fatturato è a controllo familiare). Attraverso la quotazione, la governance può rafforzarsi, oltre che secondo le modalità riportate nell’articolo di Impronte, grazie anche all’introduzione di elementi regolatori e di controllo rappresentati dagli investitori istituzionali, che vantano un’incidenza ancora contenuta nel capitale delle nostre imprese medio-grandi, ma che già oggi rappresentano il 41% nel capitale azionario delle aziende quotate al FTSE MIB (qualcosa di analogo al 62% nel CAC40 francese e al 64% nel DAX30 tedesco). Gli investitori istituzionali possono svolgere un ruolo determinante, in modo diretto (attraverso i propri rappresentanti nel C.d.A.) e indiretto (attraverso il voto – proprio o dei soggetti che forniscono professionalmente raccomandazioni di voto, i proxy advisor – in assemblea).
Carlo Martelli
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Tiriamo le fila della discussione...
Siamo tutti d’accordo che le migliori aziende di famiglia dovrebbero evolvere in multinazionali con un utilizzo sapiente di finanza e buon management.
La crescita per acquisizioni convince solo un imprenditore su quattro. Sfida da considerare e' la crescita organica nei paesi in via di sviluppo, aprendo nuovi presidi, modernizzando le produzioni, innovando l' offerta.
La quotazione in Borsa va vista come mezzo sia per acquisire una struttura finanziaria più adeguata per la crescita, sia per rafforzare contemporaneamente la governance. Quest'ultima emerge come ingrediente centrale per l'evoluzione delle aziende a controllo famigliare, in primis con interventi sul consiglio di amministrazione.
Buona settimana.