18
Gen 2016
Numero N. 351
Nella tecnologia le basi della "seconda cultura globale"?

Nella nostra storia, un ordine mondiale non e' mai esistito. Ogni civilta' ha
considerato se stessa come l'unica universalmente valida.
Ma oggi le distanze tra i territori sono praticamente annullate e la comunicazione e' diventata globale e istantanea. Cosi' come la minaccia nucleare di distruzione di massa.
Allora, quali prospettive ci attendono?

Il recente "Ordine Mondiale" di Henry Kissinger ci aiuta a chiarire rischi e opportunita' per individuare lezioni utili a condurre le nostre aziende nella complessa scena globale...

Nella nostra storia, un ordine mondiale non e' mai esistito. Ogni civilta' ha
considerato se stessa come l'unica universalmente valida.
Ma oggi le distanze tra i territori sono praticamente annullate e la comunicazione e' diventata globale e istantanea. Cosi' come la minaccia nucleare di distruzione di massa.
Allora, quali prospettive ci attendono?

Il recente "Ordine Mondiale" di Henry Kissinger ci aiuta a chiarire rischi e opportunita' per individuare lezioni utili a condurre le nostre aziende nella complessa scena globale...

Geopolitica
In Europa, l'unità comunitaria non si rispecchia ancora nella creazione di un nuovo soggetto politico bensì rappresenta un vuoto d'autorità interno e di una debolezza ai confini. Il superamento di questi limiti dipende, secondo Kissinger, dal raggiungere un equilibrio tra le diversità e le peculiarità che gli Stati devono conservare, data la loro storia. È chiaro che deve trasformarsi e assumere il rango di struttura continentale.
L'alleanza con gli Stati Uniti continua ad apparire indispensabile a entrambi, anche dopo la sfida sovietica della guerra fredda.

Nel Medioriente le strutture governative centrali si dissolvono in una miriade di scontri su basi etniche e confessionali. Si sente l'esigenza d'instaurare un ordine accettabile a livello regionale, promosso dagli Stati che sono in condizione di assumere un punto di vista globale.

In Asia si assiste a un equilibrio di potere tra Cina, Corea, Giappone e Stati Uniti, con la Russia e il Vietnam come partecipanti periferici. Cina e India hanno già raggiunto la massa critica continentale.

Gli Stati Uniti interpretano, da un quarto di secolo, un sistema unipolare, cercando di esportare su scala planetaria i principi della democrazia e del libero mercato, che sembra avviato verso un declino.

Seconda cultura globale
Quale sarà il nuovo ordine mondiale? Chi ne avrà la leadership? Gli Stati Uniti manterranno un ruolo politico di primo piano, svolto di concerto con i tradizionali alleati ma anche con i nuovi attori sulla ribalta internazionale. Occorre tuttavia una "seconda cultura globale", strutturale e giuridica, per trascendere gli interessi particolari e rispettare profondamente la storia e la cultura di ogni paese.

Dopo la religione nel periodo medioevale, la ragione nell'illuminismo, il nazionalismo nei due secoli appena trascorsi, scienza e tecnologia sono i concetti guida della nostra epoca che hanno determinato progressi nella condizione umana senza precedenti nella storia.

La loro evoluzione supera le tradizionali limitazioni culturali. Ma sarà necessario evitarne i rischi e garantire che l'era tecnologica mantenga le sue immense promesse.
Ecco le basi per il primo ordine mondiale veramente globale. Quanto tempo impiegheremo per realizzarlo?

Applicazione in azienda: E' necessario muoverci nel nuovo contesto globale nel quale la tecnologia è il fattore comune in grado di livellare interessi e culture. Dopo l'ultimo mezzo secolo dominato dal marketing e dalla finanza, è ora di irrobustire la spina dorsale delle nostre aziende investendo sulle competenze tecniche e nella tecnologia.
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  • La rapida ascesa dei paesi asiatici ha determinato la fine del predominio occidentale e aperto la strada ad un assetto basato su una pluralità di potenze. Un nuovo ordine mondiale dovrà essere negoziato (pacificamente, è auspicabile) tra vecchie e nuove potenze, tenendo però conto che lo sviluppo internazionale non solo va verso il multipolarismo, ma anche verso molteplici “versioni” della modernità: il modello occidentale (fondato su assetti democratici in politica e sul libero mercato in economia) potrebbe essere solo una tra le diverse possibili visioni concorrenti di ordine internazionale. Il bilanciamento di blocchi “continentali”, come America, Cina, Russia (e forse, domani, India e Brasile), che hanno già raggiunto una massa critica, pone l’accento sul ruolo che riuscirà a svolgere l’Europa: come risolverà la sua transizione a entità unitaria? Lo sforzo europeo di trascendere la sovranità nazionale, attraverso l’euro e la struttura politica dell’Unione Europea, rappresenta, pur con tutti i limiti e gli errori, un tentativo storicamente unico (almeno, dai tempi del Sacro Romano Impero). In tale scenario, si capisce meglio l’ambivalenza della politica americana nei confronti del processo di unificazione europeo: pronta a cogliere i benefici globali di una relazione strategica privilegiata con l’Europa (unita), ma nel contempo diffidente verso la “reciprocità transatlantica” prospettata da Schaueble e incline piuttosto a trattare separatamente con Londra, Parigi e Berlino. Infine: nella storia delle nazioni europee, l’unità non è mai stata un processo puramente amministrativo, ma ha sempre richiesto un unificatore (la Prussia in Germania, il Piemonte in Italia, ad esempio). Quale paese o quale istituzione giocherà tale ruolo per tentare di unire realmente l’Europa? Carlo Martelli
  • E' ripartito l'ammodernamento del Paese, ma non so se coincide con la cosiddetta "ripresa economica".
(*) La percentuale è riferita al totale dei votanti

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